Tante battaglie affrontate negli anni, eppure nessuna di esse è stata come questa. Siamo destinati a distruggerci l’un l’altro o possiamo cambiare ciò che siamo e unirci? Il futuro è davvero già scritto?
Un quesito esistenziale. O almeno lo è per chi vive nell’universo degli X-Men. Ruota tutto attorno a questo amletico dilemma l’ultimo capitolo della nuova trilogia sui mutanti della Marvel, costretti ad intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo per impedire il verificarsi di quel piccolo, significativissimo evento che avrebbe cambiato per sempre il loro destino.
Si torna indietro, per la precisione, di quarantun anni, ovvero nell’anno di grazia 1973, nel momento in cui gli Stati Uniti sono impegnati nella disastrosa guerra del Vietnam e Bolivar Trask tenta di convincere il presidente Nixon ad approvare il suo progetto di difesa contro i mutanti: si tratta della costruzione delle Sentinelle, dei robot all’avanguardia in grado di riconoscere i geni mutanti e con l’obiettivo precipuo di far fuori tutti gli X-Men del pianeta. Sarà un gesto compiuto da Mystica, o più precisamente la sua decisione di compierlo o meno, a decretare le sorti dei supereroi.
In un tempo in cui la minaccia dell’estinzione sta trasformandosi in concreta realtà, il bene e il male collaborano fianco a fianco in nome della salvezza comune, nella speranza di riuscire a riscrivere la Storia per fare in modo che quel futuro non diventi mai presente.
Se abbiamo imparato qualcosa in tutti questi anni sugli X-Men, è che nella battaglia per il bene non si può vincere senza lasciare caduti sul campo: per questo la tensione si mantiene alta per tutta la durata del film, fin dalla primissima scena, sovraccarica di adrenalina, in cui assistiamo già dai minuti iniziali a uno scontro tra le suddette Sentinelle e un gruppetto di sfortunati guerrieri col gene X. Ma, più che le perdite, quel che commuove in questa nuova avventura sono le resurrezioni: quelle di personaggi che abbiamo tanto amato e a cui ci eravamo rassegnati a dare l’addio. E così la tensione lascia lo spazio alla gioia di rivedere tutti insieme i nostri eroi più cari, anche se soltanto per pochi secondi.
Oggi come oggi di film sui supereroi se ne fanno tanti, ma non tutti hanno il pregio di essere costruiti su una storia credibile e di dare corpo ad un universo coerente e accettabile agli occhi anche del più scettico tra gli spettatori. X-Men: Giorni di un futuro passato ce l’ha. Non ci sono screpolature in questo capolavoro, e le sole pieghe che si notano in questo tessuto ricamato ad arte sono quelle temporali. E poco importa se ci sono delle discrepanze tra la prima trilogia e questa nuova, del resto talmente piccole che quasi nessuno se ne accorge.
Merito anche di un cast più che invidiabile, che mescola premi Oscar a giovani promesse del grande schermo, dai volti storici Hugh Jackman, Halle Berry e Ian McKellen ai più recenti acquisti Michael Fassbender e Jennifer Lawrence, fino ai “nuovissimi” Evan Peters e Peter Dinklage (più qualche insospettabile cameo): non ce n’è uno che non calzi il suo ruolo alla perfezione, dotando i sui personaggi di spessore e umanità, rendendo sullo schermo la sofferenza fisica e quella interiore, il timore del fallimento e la paura per il futuro, la speranza che si riaccende ed il dolore per tutto ciò che è andato perduto. Perché il passato continua sempre a pesare come un macigno sulle nostre esistenze, soprattutto quando non puoi più cambiarlo, quando non puoi far nulla per tornare indietro, e tutto quel che ti resta e andare avanti e lottare.
VOTO: 10
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