Fino ad ora, questo 2014 non è stato esattamente un anno indimenticabile per il genere comico, perlomeno quello americano. Con la commedia italiana quantomeno stabile, se non proprio in ripresa (qualitativamente parlando), quella d’oltreoceano, negli otto mesi appena trascorsi, lascia dietro di sé un quadro non proprio roseo, in cui i titoli di maggiore richiamo riguardano o dei sequel (come Anchorman 2 – La leggenda continua, da noi nemmeno uscito nelle sale), o dei film non ancora distribuiti (come Birdman, che ha aperto l’ultima Mostra di Venezia), o entrambe le cose (Una notte al museo 3, per esempio, in uscita negli USA il prossimo dicembre). Anche questa valanga di sequel, diventati ormai un chiodo fisso per i produttori di Hollywood, sembra confermare a prima vista la mancanza di idee fresche e originali, costringendo a riattingere ad un serbatoio che ha già esaurito da anni le sue riserve (vedi alla voce Ghost Movie 2 e simili). E quando non sono inutili continuazioni di un film che diventa parte di una saga, sono comunque scopiazzature di altri film precedenti, magari pure con lo stesso cast. Pare, però, che il problema sia pure un altro, almeno a mio personalissimo giudizio: e cioè che le vecchie guardie della risata a stelle e strisce stiano perdendo lentamente colpi. Un esempio? Adam Sandler. L’attore newyorkese, che a breve compirà 48 anni, dopo aver incassato un successo dopo l’altro (e milioni su milioni), da un paio d’anni a questa parte pare non riesca più ad ottenere una minima soddisfazione: Jack e Jill del 2011 fece incetta di Razzie Awards (incluso quello per il Peggior Film), Un weekend da bamboccioni 2 è stato definito dal Time come il film più brutto del 2013, e per quanto riguarda Insieme per forza (2014), per riprendere le parole di Jocelyn Novek, dire che questo film di Adam Sandler sia meglio dei suoi ultimi lavori non è comunque un grosso complimento. La soluzione potrebbe essere magari quella di abbandonare Dennis Dugan e trovarsi un altro regista.
Vince Vaughn non se la passa meglio, con Gli stagisti (2013) che non è riuscito a replicare il successo di 2 single a nozze, sempre in coppia con Owen Wilson, e Delivery Man (2013) che non ha visto quasi nessuno. Rob Schneider non è mai riuscito ad andare veramente oltre il ruolo di spalla di Adam Sandler, e se affonda uno va a galla pure l’altro. Anche per Chris Rock, al cinema, i ruoli più significativi sono stati a fianco del più famoso collega e, nel complesso, gli è andata molto meglio in tv. Will Ferrell vive da sempre di alti e bassi, e se tutto sommato l’ultimo film costruito sul personaggio di Ron Burgundy è andato benino, al di fuori dell’America non è mai diventato una vera e propria star. Il già citato Owen Wilson si è salvato grazie all’aiuto di registi del calibro di Woody Allen e Wes Anderson, grazie ai quali ci ha fatto dimenticare altri lavori meno gratificanti, e Jack Black, dopo i grossissimi disastri del 2011, non si è visto più da nessuna parte. Non parliamo poi di Jim Carrey, che ha riesumato un classico del 1994, Scemo & + scemo, recitando nel sequel (sì, ancora un altro) di nuovo in coppia con Jeff Daniels, forse nella speranza di tornare ad essere quello di un tempo. E di Eddie Murphy neanche più l’ombra.
Non c’è più speranza, dunque, per la tanto amata commedia americana? Forse sì, e sono le nuove glorie. Come Ed Helms e Jason Sudeikis, come Seth Rogen e Zach Galifianakis. Non tutti divertenti, se me lo chiedete, ma in grado di portare al cinema anche oltre 300 milioni di spettatori, nel migliore dei casi. Gente con delle idee, come Jason Segel, che si è scritto da solo la sceneggiatura de I Muppet e di Sex Tape, a breve nelle sale italiane. E in alcuni casi anche talentuosi, come Jonah Hill, due volte nominato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Ma soprattutto versatili, come James Franco e Bradley Cooper, che hanno capito l’importanza di non fossilizzarsi in un solo genere e hanno mostrato al mondo che di saper fare anche altro. Anche per non fare la fine dei loro colleghi più navigati di cui parlavamo sopra, verrebbe da dire. Insomma, largo ai giovani. O alle donne. Ma di loro, parleremo un’altra volta.
Rispondi