Guardiani della Galassia: basteranno solo l’azione e tanto umorismo?

Considerando che il sottoscritto non conosceva la storia, né il fumetto d’ispirazione, e che fino a qualche mese fa non ne aveva mai nemmeno sentito parlare, familiarizzare con l’universo di Guardiani della Galassia è stato un po’ più complicato del previsto per i primi minuti. Mentre cercavo di memorizzare tutta una serie di nomi di personaggi, nomi di pianeti, nomi di gemme, di oggetti e stramberie varie di cui avevo sempre ignorato l’esistenza, il film faceva di tutto per distogliere la mia attenzione con dettagli e particolari innumerevoli, talvolta anche innecessari. Non facevo in tempo a concentrarmi su un interrogativo, che subito la scena successiva disperdeva i miei dubbi in una nuvola di mille altre domande.

Fin dalla visione del trailer, mi era parso di capire che Guardiani della Galassia fosse uno di quei film che puntano tutto sulla spettacolarità delle immagini e sulla dinamicità degli eventi. In parole povere, tante botte ed effetti speciali, poca cerebralità. In un paio di minuti hanno concentrato la metà delle sequenze d’azione di tutto il film, e della trama se ne ha soltanto un’idea molto, ma molto vaga. In effetti, la trama è ciò che è stato curato di meno. Ci sono antefatti e storie precedenti che vengono a malapena accennati, domande che restano senza risposta, cambiamenti repentini nelle personalità dei personaggi che non si riesce neanche a cogliere al primo colpo, perché tutto deve perdersi e consumarsi in un turbinio di combattimenti all’ultimo sangue, prima di passare a quello successivo.

Guardiani della Galassia non ha un centro, un punto di equilibrio e di riferimento: troppi antagonisti, di alcuni dei quali avremmo fatto anche a meno, che intervengono a portare l’azione verso direzioni ogni volta diverse. Si viene continuamente distratti da questo e da quello, e alla fine la battaglia per la sopravvivenza dell’intero cosmo rischia di svolgersi senza adrenalina e senza coinvolgimento. Per contro, si viene colpiti dagli ottimi effetti e dalla loro grandiosità. Le case che hanno collaborato allo scopo, dalla Method Studios alla Moving Picture Company, hanno fatto davvero un buon lavoro.

Ma Guardiani della Galassia si candida ad essere il film della Marvel con il più alto numero di battute: questi ex criminali che si ritrovano, loro malgrado, a dover recuperare una misteriosa pietra violacea per evitare che finisca nelle grinfie di chi vorrebbe usarla per distruggere l’universo, fanno a gara a chi è più spiritoso dell’altro. Sono dotati di un umorismo alla Tony Stark in Iron Man e si prendono sul serio pure di meno, dall’antieroe Peter Quill di Chris Pratt al Drax del pugile Dave Bautista, e quelli costruiti in digitale e dotati delle voci di Vin Diesel e Bradley Cooper sono ancora più divertenti. Anche loro, però, soffrono di un freneticità che li appiattisce sull’immagine del guerriero un po’ menefreghista e un po’ bonaccione, e non permette di andare oltre. Per giunta, avere nel cast dei pezzi da novanta come Glenn Close, Benicio Del Toro e John C. Reilly e servirsene così poco è stato davvero un peccato, mentre all’eroina Gamora di Zoe Saldana mancano il sex appeal e la capacità di intimorire come a una vera femme fatale.

VOTO: 6 (proprio per gli effetti speciali, scenografie e ambientazioni, e per questi guardiani che sono riusciti a strapparmi più d’un sorriso, ma per la storia meriterebbe di meno).

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