Immagini affascinanti, ottimi effetti speciali, un cast impeccabile e l’inconfondibile genio del regista, con qualche difetto nei dialoghi e un buco nella trama.
Interstellar è uno di quei film che ti costringono a cambiare continuamente parametri di giudizio ancora prima che la visione sia terminata. Avevo già bella e pronta un’idea per la recensione fin dalla prima mezz’ora, ma ho dovuto cambiarla più d’una volta, quasi ad ogni cambio di scena. All’inizio mi sono detto che era un gran film, poi che non era esattamente un capolavoro, i fattori positivi finivano col prendere di nuovo il sopravvento su quelli negativi, e alla fine sono uscito dalla sala che non sapevo più cosa pensare. Non mi rimane che analizzare gli elementi uno ad uno.
La prima cosa che balza subito all’occhio, è che non siamo di fronte all’ennesimo film apocalittico in cui le terre vengono sommerse dagli oceani, le montagne sprofondano, e le più grandi opere d’arte dell’umanità finiscono tragicamente distrutte. Interstellar sa affrontare un tema già noto senza proporci la solita gamma di eventi catastrofici e persone in preda al panico. La fine del mondo viene proiettata in un universo di mondi possibili, per partire dalla Terra alla volta dello spazio. Come dire, questa è un’apocalisse “intelligente”: c’è un motivo alla base del viaggio interstellare, il nostro pianeta sta esaurendo le risorse per sostenere il genere umano, e l’obiettivo del team di scienziati protagonisti è quello di trovarne un altro abitabile. Una ventata d’aria fresca, finalmente.
C’è una pecca, però, nel personaggio del protagonista Matthew McConaughey (Cooper). Non nell’attore, anzi. Bravo è bravo, pare quasi che avessimo un tesoro a disposizione e ce ne fossimo accorti tutti quanti all’improvviso soltanto adesso. Quel che non convince è la sua presenza nella missione: il team di astronauti composto da Anne Hathaway, Wes Bentley e David Gyasi si trova continuamente a dovergli spiegare le peculiarità di quel buco nero, o in che tipo di corpo celeste si sono imbattuti. Come se la NASA non avesse nessuno di meglio a cui affidare il destino dell’umanità che un ex pilota che fino a due istanti prima non sapeva neanche dell’esistenza del progetto stesso. Uno entra per caso in una stazione spaziale, e di colpo si ritrova ad essere un eroe. Potevano sforzarsi un po’ di più per giustificare la sua nomina a capitano.
Del resto, come già detto, McConaughey è davvero bravo. Se anche il film fosse una schifezza, varrebbe la pena di vederlo soltanto per il cast. Dalle presenze minori (Casey Affleck e Topher Grace), a dei pezzi da novanta come Michael Caine e John Lithgow, alla piccola ma già talentuosa Mackenzie Foy, all’indimenticabile Ellen Burstyn, che illumina lo schermo anche se per una manciata di secondi. E poi, la lanciatissima Anne Hathaway, e un sorprendente Matt Damon, in una riuscitissima veste da antagonista. Ma la vera perla è la magnifica Jessica Chastain, la cui interpretazione è tanto toccante e persuasiva che il tema del suo rapporto con il padre finisce col diventare più importante del viaggio intergalattico. Qualcosa non funziona nei dialoghi, purtroppo: troppo “scientifici” quelli a bordo della nave, addirittura sconclusionati quelli tra i membri della famiglia Cooper.
C’è ancora una cosa che mi lascia perplesso. Nell’esplorazione di pianeti lontani e di nuove eventuali dimore per l’essere umano in pericolo, Christopher Nolan sa regalarci scenari sublimi, nel senso più classico del termine, che colpiscono tanto per la loro bellezza quanto per la loro natura sconfinata e terrificante. Tutto procede a meraviglia, fino alle ultime immagini di ambientazioni cosmiche o avveniristiche. Sembra quasi che Nolan, già fantasioso inventore di universi irreali in Inception, abbia finito coll’ideare uno spazio più grande di sé, talmente complicato da concepire che gli è stato impossibile dargli credibilità fino alla fine. Il film precipita in una conclusione che vorrebbe essere una lucida spiegazione di quanto abbiamo visto e ascoltato, ma sembra invece soltanto arrabattata in un mix di teorie pseudoscientifiche a cui è difficile credere. Nondimeno si ha la sensazione di trovarsi, come al solito, di fronte ad un vero e proprio genio del cinema, che ha dato corpo a qualcosa di assolutamente nuovo e inaspettato. E il lato sentimentale è talmente preponderante e coinvolgente da far volgere tutto per il meglio.
VOTO: 8
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