Troppo difficile capire cos’è, ma penso che un ospite arrivi per me

1961, Los Angeles. La scrittrice australiana Pamela Lyndon Travers, autrice dell’indimenticabile Mary Poppins, sale sull’aereo che la porterà da Londra alla California, dritta dritta agli studi della Disney, dove si prepara, con tanta riluttanza e poco entusiasmo, a trasformare il suo romanzo in un film per il grande schermo.

Guardare Saving Mr. Banks è stato un autentico piacere per i sensi. Incantevole, delicato, romantico e commovente, ha in sé tutte le caratteristiche che servono a farne un prodotto ben riuscito. A doverlo descrivere in due righe, vien da dire che si tratta del racconto, basato su molti dati veri e condito con un pizzico di finzione, della collaborazione tra la già citata P. L. Travers e il noto Walt Disney, allo scopo di tirare fuori dal libro quel capolavoro del ’64 che oggi tutti conosciamo. Ma c’è dell’altro. C’è la tenerezza di un legame padre-figlia che è causa e origine di quello stesso romanzo, e il nostalgico ricordo di quegli anni di bambina che sopravvive al di là delle pagine e della parola scritta, anche a chilometri di distanza dalla natia Australia. Si comincia col guardare il film con la curiosità di chi vuole vedere come è nata una pietra miliare del cinema, e si finisce coll’essere catturati dalla dolcezza delle immagini che si aprono su una vita familiare faticosa e compassionevole. Una storia che ci invita a lasciar uscire il bambino che è dentro di sé, ma che si apprezza, probabilmente, ancora di più, se si riesce a mantenere anche lo sguardo dell’adulto, di chi, proprio perché è cresciuto, sa riconoscere il valore e la potenza delle vestigia dell’infanzia, pur malinconiche e lacrimevoli.

Il simpatico tira e molla tra la Travers e Walt Disney, e tra la prima e i di lui collaboratori, rende tutto ancora più piacevole. Metteteci poi che l’interpretazione di Emma Thompson è innegabilmente magistrale, e a seguire quella di Tom Hanks, e dei comprimari Paul Giamatti, Colin Farrell, Rachel Griffiths, B. J. Novak, Jason Schwartzman e della piccola Annie Rose Buckley, sono tutte azzeccatissime; e finiamo col dire che pur sempre di Mary Poppins si tratta, con le sue canzoni memorabili che fanno capolino tra una sequenza e un’altra. Insomma, c’è più d’un motivo per vederlo.

Nella realtà, la scrittrice non acconsentì mai all’uso dell’animazione nel film, e rimase perplessa fino alla fine persino sull’opportunità di far cantare e ballare gli attori. Quando vide il risultato finale, fu emotivamente colpita, ma non in senso positivo, anzi: credeva che la sua storia e le sue creature fossero stati brutalmente deturpati. Forse la Mary Poppins che voleva raccontarci lei non era esattamente quella di Julie Andrews. Sta di fatto, però, che alla fine di Saving Mr. Banks ne escono tutti bene, i suoi personaggi, Disney, suo padre e anche lei. C’è di che esserne contenti.

VOTO: 9

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