Big (Shocking) Wedding

Siccome il film si apre con Diane Keaton, il primo pensiero è andato a lei. Meno male che lavora ancora, mi son detto, perché sono molte le attrici che, alla sua età, sono sparite dalla circolazione. Peccato però che le arrivino solo proposte indecenti, perché con un talento così è alquanto sprecata in commedie del genere.

Big Wedding è una commedia che decisamente non funziona. Almeno per tre motivi:

  1. È decisamente sottotono. Ha un ritmo moscissimo, tanto che nella prima parte non succede quasi niente. Anzi, a giudicare dall’impostazione sembra quasi un dramma familiare, solo che non è un film drammatico, ma non è neanche una commedia degna di questo nome. Uno si aspetta che quando i familiari si riuniscono tutti insieme in occasione di un matrimonio possa scoppiare un putiferio, e invece per farsi due risate bisogna attendere un po’. E quando il disastro annunciato finalmente ha luogo, cosa succede?
  2. Succede che ci rifilano un’assurdità dopo l’altra. Sta tutto concentrato lì, in quel quarto d’ora dalla fine del film, quando ognuno dei personaggi in ballo ha la sua rivelazione da fare, troppo paradossali per essere credibili, troppo scioccanti per lasciare a noi e a loro stessi il tempo di riprendersi. Chi si scopre bisex, chi meno santarellina di quanto volesse far credere, chi ha tradito chi e quando, in pochi minuti si innesta una reazione a catena di inciuci e confessioni che ha davvero dell’inconcepibile. Gli unici esenti da colpe e vizi sono i due sposini (tra cui Amanda Seyfried, l’unica che si salva), in quello che alla fine risulta essere un puttanaio totale, e come se nulla fosse incedono tranquilli verso la loro nuova vita matrimoniale. E questo perché?
  3. Perché, probabilmente, il fatto di avere un cast stellare a disposizione ha fatto passare in secondo piano la scarsa solidità della trama, come se bastassero una manciata di attori superfamosi a fare un film. Certo, la notorietà di stelle del calibro di Robert De Niro, Susan Sarandon e della Keaton è una forte attrattiva per il pubblico, ma può anche diventare un punto debole se la storia poi non regge. Una delusione. Insomma, non possono mica fare tutto loro. Che poi sembra la vetrina delle star in declino da un lato, e delle promesse mai realizzate dall’altro, con Katherine Heigl (tra l’altro nominata ai Razzie per questo film), Topher Grace e Ben Barnes che stanno ancora aspettando la loro occasione d’oro al cinema (purtroppo). Dispiace pure che sia stato uno degli ultimi film di Robin Williams, che ritorna a interpretare il prete della cerimonia dopo Licenza di matrimonio del 2007, in un ruolo però più marginale e più degradante.

VOTO: 4

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