Intelligente, sorprendente, avvincente, stupefacente, seducente, pungente, e datemi qualche altro aggettivo in -ente e ci metterò pure quello. Birdman è questo e altro ancora. Una vagonata di eccellenza e virtù che ti travolgono in pieno lasciandoti stordito e anche soddisfatto di aver speso così il proprio tempo.
Dal cinema al teatro, Michael Keaton è il Birdman del titolo, dal nome del suo personaggio cinematografico che ne ha segnato inesorabilmente la carriera, costringendolo a ripiegare sui palcoscenici di Broadway per guadagnarsi credibilità e un altro briciolo di fama. L’occhio della telecamera spia attori e regista tra camerini e backstage nei momenti che precedono la prima in un crescendo interminabile di agitazione e nevrastenie varie, mentre una manciata di attori da premio Oscar dà corpo e voce ai personaggi di questa entusiasmante e fervente baldoria.
La prima ora è tutta tensione, con l’incalzare della batteria in sottofondo che scandisce significativamente la frenesia in corso, e la seconda è invece follia pura. Quando le due cose si fondono, sulla fine, è arte. E diventa tale grazie a Keaton per la prima volta dopo tanto tempo in stato di grazia, al suo degno rivale e coprotagonista Edward Norton euforico e arrogante, all’agitatissima Naomi Watts, la delusa Andrea Riseborough, il divertente ma più serio del solito Zach Galifianakis, l’agguerrita Lindsay Duncan e all’incazzata Emma Stone, che vale la pena di vedere per una volta senza il suo solito sorriso.
Difficile non vedere in Riggan Thomson che si spoglia del vestito piumato del suo supereroe per rilanciare una carriera in caduta libera il Michael Keaton che fu Batman più di vent’anni fa. Scelta occasionale? Forse no, perché quel personaggio è confezionato su misura per lui che, come nel film, ha dovuto aspettare tanto e troppo per farsi prendere sul serio dalla critica. Il cinema che riflette sul cinema può diventare una magistrale forma di intrattenimento quando è ben fatto, e se le ciambelle riescono col buco come in questo caso, vale davvero la pena di guardarci dentro.
VOTO: 10
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