Via dall’incubo e il talento di Jennifer Lopez

Forse non tutti lo sanno, ma Jennifer Lopez, quella J.Lo tanto popolare per via delle sue canzoni, ha cominciato col cinema prima di darsi anche al canto, e parallelamente ai successi musicali ha continuato a incrementare pure la sua filmografia. Il perché, per il sottoscritto, rimane alquanto un mistero, visto che negli anni non è migliorata granché, ed ha ricevuto più critiche che elogi. Il fatto che sia una delle cantanti a cui sono più affezionato e che negli anni mi abbia regalato dei bei momenti con i suoi motivetti R&B, mi impedisce di detestarla. Anzi, provo per lei una certa simpatia anche se, onestamente, recita da schifo.

Lo dico perché mi è capitato di guardare Via dall’incubo, film del 2002 in cui è diretta da Michael Apted che, francamente, ha fatto di meglio, e mi sono ritrovato a chiedermi il perché di diverse cose. Innanzitutto, perché affidare un ruolo di primissimo piano (e per di più in quello che dovrebbe essere un thriller) ad una che potrebbe al massimo recitare in una commedia sentimentale e che non è in grado di reggere da sola sulle sue spalle tutta la tensione. La povera Jennifer, si vede, ce la mette tutta, ma non basta.

Per giunta, il film poggia su una trama che è più fragile di un castello costruito con le carte da gioco, e infatti ci mette un niente a crollare giù. Perché mai una donna che è stata minacciata, picchiata e tormentata dal marito (nonché tradita ripetutamente) dovrebbe esitare ad andare dalla polizia, e preferisce invece mettere su un piano di fuga degno di Arsenio Lupin? A rigor di logica, se una ha paura delle ritorsioni del marito magari evita di rivolgersi ai tutori della legge, ma non scappa neanche di casa portandosi via la figlia. E come se non bastasse, già dobbiamo sopportare che questa donna si faccia venire in mente sempre l’idea più irragionevole che quella più ovvia, poi ci si mette anche il violento consorte che riesce a rintracciarla da un capo all’altro degli USA, manco avesse le risorse dell’intelligence americana. Persino la bambina è inverosimilmente troppo matura per la sua età, e nella versione italiana è stata pure doppiata in modo fastidioso.

Ma ciò che è più incredibile, e qui si rasenta la follia, è che questa tizia che è sempre fuggita a gambe levate soltanto a vedere l’ombra del marito, improvvisamente decide di affrontare le cose, e diventa Lara Croft. Lei, che viveva coi brividi costantemente sulla pelle, nell’arco di due ore prende lezioni di karate o quello che è, elabora un piano degno del migliore stratega dai tempi della Seconda guerra mondiale, si introduce nella loro vecchia casa dove lui ancora vive, si veste tutta di nero con tuta aderente e scollata senza averne motivo, e si prepara alla battaglia. Letterale. I due combattono, e lei lo massacra di botte. Mai vista metamorfosi più rapida.

Andando a controllare, dopo, ho scoperto che è stata pure nominata ai Razzie per questa sua lodevole interpretazione. Giustamente, aggiungerei. Brava, Jennifer, un’altra nota di demerito da aggiungere accanto al tuo nome.

Il film si meriterebbe una totale stroncatura, ma la presenza di Juliette Lewis dà un valore in più, e la simpatia che provo per la protagonista, appunto, mi vieta di essere (troppo) crudele.

VOTO: 4

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