Steven Spielberg è sempre stato il regista di film eccezionali. Quasi ogni pellicola che ha diretto è diventata un classico. Ha portato i dinosauri al cinema, ci ha fatto amare e temere gli extraterrestri allo stesso tempo, si è occupato di Storia e di favole, e ha dato vita ad uno dei più grandi mostri (marini) del grande schermo. Il meglio di sé, però, l’ha dato quando è passato dal fantastico al reale, quando mette da parte le invenzioni per concentrarsi sui drammi umani e sulle folle accomunate dallo stesso, misero destino.
Salvate il soldato Ryan, per esempio. Chi non l’avesse visto, avrà sentito comunque parlare della famosissima, e giustamente celebre, scena iniziale, quella dello sbarco in Normandia. C’è qualcosa di sadicamente geniale nell’immettere lo spettatore fin dai primi istanti nel massimo della tensione e della disperazione possibile e immaginabile, quando ancora non sai nemmeno chi siano i protagonisti della vicenda e temi per la vita di chiunque ti passi davanti sullo schermo. È una scena giustamente celebre perché racchiude in sé tutte le potenzialità del Cinema moderno, perché ti travolge e ti scuote senza preavviso, sbattendoti in faccia senza mezzi termini la crudeltà umana e l’orrore che non ti aspettavi, e preannuncia quale sarà il tenore della storia che si sta per raccontare.
Dalla maestria di Spielberg al talento di Tom Hanks, il capitano John Miller che guida un gruppetto di uomini ben assortito alla ricerca del soldato James Ryan/Matt Damon, fratello di altri tre soldati caduti in battaglia, allo scopo di riportarlo a casa da sua madre. Pian piano ho riconosciuto Jeremy Davies, Tom Sizemore, Giovanni Ribisi e Vin Diesel nel ruolo più serio della sua carriera. Ogni soldato ha il suo momento di gloria, ognuno di loro ha tempo a sufficienza per cacciare fuori il proprio carattere nel corso del film. Complici anche i dialoghi, vivaci, appassionati, ben costruiti, e tali da consegnarci una variegata gamma di esseri umani, nei loro pensieri, i loro ricordi, i loro dolori.
Dagli attori alla guerra, la vera protagonista del film, intesa come il secondo conflitto mondiale, quello dei tedeschi nazisti e della lotta per la libertà, ma anche come guerra e basta, di quelle che lacerano, che indeboliscono, che trasformano gli uomini in bambini sofferenti che invocano la mamma, e i bambini in uomini che devono prendere delle scelte, che forse cambieranno così tanto da non riconoscersi più, che non sanno se ne usciranno mai vivi da quell’inferno, ma che in fondo non smettono di sperarci. E soprattutto, sanno che l’unica cosa da fare, una volta tornati a casa, è vivere la vita meglio che possono.
VOTO: 10
Rispondi