La prima volta che I soliti Idioti sbarcarono al cinema, decisi di non andare a vederli. Ero sicuro che il film sarebbe stato soltanto un’accozzaglia di gag come quelle del loro programma tv, che potevano andare bene per la televisione, ma il cinema è tutta un’altra cosa. Lo stesso feci per il sequel. Non li degnai della minima attenzione. Stavolta, però, mi sono lasciato illudere, e proprio per il loro film di minor successo. Avevo creduto che la La solita commedia – Inferno avesse qualche speranza. Ero io, se non altro, che nutrivo una speranza.
Ecco come sono andate le cose: Dante Alighieri viene spedito sulla Terra per 24 ore allo scopo di catalogare i peccati moderni, e facilitare il riassetto dell’Inferno. La trama, in soldoni, è questa qui. Potete immaginare con chi e cosa avrà a che fare il povero Dante, tornato per l’occasione proprio in Italia. Quale marasma di genti barbare e ammattite dovrà fronteggiare per uscirne vivo. Ed qui che ho pensato che il film potesse avere una chance, che almeno avessero motivato in qualche modo il fatto di portare al cinema la loro trasposizione comica dell’italiano medio. Invece, è successo che già dai primi minuti mi è tornato in mente il vecchio detto, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Tutto comincia con una folla di dannati spediti da Minosse in preda alla confusione totale, per poi passare ad un indicibile concistoro di santi e madonne per decidere sul da farsi. Volevano essere simpatici, ma non ci sono riusciti. Fingersi Dio, Lucifero, Gesù Cristo non è facile, glielo riconosco. Volevano avere l’irriverenza e l’ironia che riescono ad un cartone animato come I Griffin o I Simpson quando si cimentano in simili rappresentazioni, ma l’hanno fatto senza un briciolo di satira, sicché gli è rimasta solo l’irriverenza.
Neanche nel passaggio dall’alto dei Cieli alla Terra sono riuscito a ridere, forse perché c’erano troppe situazioni di cui non vedevo la necessità in un contesto in cui si dipingevano i vizi peggiori degli italioti moderni, o forse perché hanno peccato di eccesso di assurdo in molte scene, di quell’assurdo che sta bene appunto soltanto a un cartone animato. Prendete la scena della pubblicità invasiva, e provate a spiegarmene il senso. Ma probabilmente, la ragione principale sta nel fatto che, pur avendo inventato nuove macchiette e personaggi, il meccanismo di fondo rimane lo stesso. I soliti idioti ragionano come se stessero ancora negli studi di MTV anche quando fanno cinema, col risultato di inventare due o tre gag fatte con lo stampino, azzeccarle con lo sputo per farle stare insieme, e stiracchiare la trama per arrivare ai fatidici 90 minuti.
L’unico momento in cui ho riso è quello della folla al supermercato che si catapulta sulla cassa appena aperta, perché è un po’ quello che farei anch’io se fossi in coda col carrello della spesa. A Biggio e Mandelli ho sempre voluto bene, dai tempi di MTV Mad, ho anche apprezzato in una certa misura la loro partecipazione all’ultimo Sanremo, ma hanno bisogno di rinnovarsi. Lo dico per loro. Altrimenti restassero a far tv.
VOTO: 3
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