Un gruppo consistente di napoletani viene costretto a sloggiare dalle quattro baracche fatiscenti in cui vivono, alla periferia della città, poiché l’intera area è stata acquistata da una società milanese che ha intenzione di demolire tutto e piazzarvi una sua fabbrica. Per una fortuita, ma fortunata evenienza, si ritroveranno ad andare in massa in quel di Milano, dove troveranno lavoro e ospitalità.
Napoletani a Milano, del 1953, è una bella vagonata di stereotipi, partendo dalle due città di Milano e Napoli con il loro carico di immagini tipizzate, la prima abitata da gente calcolatrice e dedita soltanto al lavoro, la seconda da scioperati senza arte né parte; l’una con la nebbia e l’altra con il sole, una coi suoi stabilimenti e l’altra rimasta ai tempi della pietra. La cosa bella, è che questo film pare all’inizio voler proprio confermare ogni pregiudizio, come se non gliene fregasse nulla di demolire l’immaginario collettivo, e forse azzardare anche un tentativo di satira. Come a dire, siamo fatti così, che vi stia bene o meno. Purtroppo, però, si finisce col ridire sempre le stesse cose, che non è vero che i napoletani non hanno voglia di lavorare, che i milanesi hanno anche buon cuore, et cetera, et cetera. Cosa c’è di male? C’è di male che finisce col fare peggio di prima, col confermare involontariamente tutti gli stereotipi senza dargli nessuna valenza né di critica sociale, né sarcastica. Il tutto condito da una dose di sdolcinatezza.
Dopo un inizio promettente, ci si perde in mezzo a tante vie e viuzze che non si sa che ce l’abbiano messe a fare, come il “figlio” di don Salvatore, che dovrebbe fargli da spalla ma non riesce nello scopo, o la parallela storia d’amore tra Anna Maria Ferrero e Frank Latimore che non trova sufficiente spazio per svilupparsi a dovere, e infine, la tirata di Eduardo De Filippo, anche regista e co-sceneggiatore, che sembra quasi uno dei suoi monologhi delle sue celebri commedie. Forse a teatro sarebbe suonato meglio, qui stona. Merito suo se sono riuscito a sorridere qualche volta, ma che mi volete dire, per me il film non funziona.
VOTO: 4*
*per dovere di cronaca, aggiungo che Napoletani a Milano è stato selezionato dal un gruppo di notevoli esperti tra i 100 film italiani da salvare.
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