Pitch (Im)Perfect

Siccome il mio amico Giuseppe dice che do voti troppo alti, e che così facendo perdo di credibilità, avevo intenzione di cercare un film di scarso valore, per mostrargli che non sono sempre di animo buono come crede. Poi mi sono trovato tra le mani questo film uscito un paio di anni fa, Pitch Perfect, che da noi è diventato Voices, e che in verità credevo si trattasse di una simpatica commedia. Quindi mi metto a vederlo, pensando che Giuseppe avrebbe dovuto aspettare ancora un po’ prima di trovare una recensione negativa.

Anche perché stiamo parlando di una commedia con un cast di interpreti (quasi) tutto al femminile, e vi ho già confessato il mio debole per le ragazze che sanno far ridere. Avete riso voi quando lo avete visto? No? Nemmeno io. Dieci insipide giovincelle che si dilettano nel canto sperando di vincere le competizioni universitarie per gruppi a cappella, con una trama che ricorda quella di Ragazze nel pallone, solo che lì si trattava di cheerleading, e almeno il finale era meno scontato. Dopo i primi venti minuti mi sono dato un pizzicotto per convincermi che non stessi sognando, e invece era proprio un incubo. Bastava fermarsi ai titoli di testa per capire come sarebbe andato a finire, e ci avrei pure risparmiato due ore. C’è pure Rebel Wilson, mi sono detto, e lei oggi va alla grande nelle commedie americane. Melissa McCarthy, lei fa ridere facendo della sana ironia sul proprio corpo sgraziato, ma Rebel Wilson sembrava sempre fuori tempo. Una finale di X-Factor sarebbe stata più coinvolgente di qualunque numero musicale, e i membri del coro della chiesa avrebbero pure avuto più fascino. I personaggi sembrano provenire dal peggiore raduno di nerd che farebbe rabbrividire i protagonisti di The Big Bang Theory, gli alunni del campus sono talmente strani che non si capisce di chi o che cosa vogliano essere la caricatura, Elizabeth Banks aveva un ruolo talmente insignificante che potevano metterci pure mia nonna, e Anna Kendrick sembrava non avere nulla a che vedere con tutto questo.

La trama procede a colpi dei peggio cliché, dal padre che si oppone ai desideri della figlia agli asiatici che sono sempre stronzi, agli studenti universitari che non li si vede mai aprire un libro alla storiella d’amore che sboccia tra mille difficoltà e che ci sta sempre bene. Infine, ciliegina sulla torta, una ragazza e il suo sogno di autoaffermazione, sogno che non commuove proprio nessuno. Insomma, non ho mai, e ripeto mai, riso neanche mezza volta. Mi risparmio dal dargli il voto più basso soltanto perché mi è piaciuto il momento delle battles a improvvisazione e perché ho stima per la Kendrick. Ecco qua, ho accontentato il mio amico Giuseppe, e intanto mi sono rovinato il sabato sera.

VOTO: 4

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