Come già nel primo Scream, anche il secondo si apre con una scena di culto, uno dei marchi distintivi della saga, certo non famosissima come l’altra ma pur sempre riuscita perché, come anche i personaggi dei Simpson sanno, i migliori omicidi sono sempre all’inizio del film.
Scream 2 comincia bene, continua altrettanto bene e delude un po’ sul finale, vuoi perché il pretesto di fondo (cioè l’assassino, in parole povere), non convince in toto, vuoi perché ricalca troppo lo schema del capitolo precedente. Il meglio sta decisamente nel mezzo, a partire dalla valanga di citazioni e ammiccamenti che sono un’altra peculiarità propria di Scream, con una speciale predilezione per l’horror (ma non solo). Ancor più importante, la sfilata di star riconoscibilissime per chi è cresciuto tra gli anni Novanta e i Duemila, ovvero Sarah Michelle Gellar, Joshua Jackson, Rebecca Gayheart, Portia de Rossi, Tori Spelling, Luke Wilson, Heather Graham, Timothy Olyphant, Liev Schreiber e Jada Pinkett. Oltre a Laurie Metcalf e Jerry O’Connell, nonché ovviamente Neve Campbell, Courteney Cox e David Arquette. Rivederli tutti è un piacere immenso.
Benché sia internazionalmente riconosciuto come horror, dubito che Scream, anche il secondo, possa spaventare ancora qualcuno. Come thriller non funziona male però, e soprattutto rivela un notevole acume. Primo, perché si serve dei luoghi comuni senza nascondere che si tratta di luoghi comuni e servendosene al momento giusto, come propulsori per la storia. Secondo, perché è consapevole della difficoltà di realizzare un sequel che sia all’altezza del predecessore, e un dialogo tra protagonisti non fa che confermare quest’assioma diffuso nel cinema di sempre. Come a dire, forse non riusciremo ad essere all’altezza del primo, ma abbiamo comunque un motivo per andare avanti, e quel motivo comprende anche il film nel film, altro ottimo elemento distintivo. Perché Scream è tutto un film nel film, è una pellicola che ragiona continuamente su gli altri classici del genere, riconoscendo le sue pecche, prendendosi un po’ sul serio (quando serve) e un po’ in giro (quanto basta). Ecco perché non è il solito film per ragazzi. Ecco perché è memorabile.
VOTO: 8
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