A volte ho la sensazione che si snobbi un vecchio film soltanto perché è vecchio, come se oggi non potesse dirci più niente. Talvolta si attribuisce la colpa agli attori, perché se anche la trama può stimolare la nostra curiosità, c’è sempre qualcuno che pensa che la recitazione dev’essere sicuramente troppo manierata, che le pose, i gesti, i dialoghi non sono fatti per lo spettatore odierno. Sicuramente Gloria Swanson in Viale del tramonto farebbe ricredere anche i più scettici. Questo pensavo rivedendolo ieri sera, che la sua interpretazione non ha nulla da invidiare alle sue colleghe degli anni 2000. Norma Desmond è uno di quei personaggi che funzionerebbero anche se li si mettessero pari pari in un film di oggi, senza cambiargli una virgola, perché ha ancora tutto di attuale e niente di superato.
Anche i suoi compagni di set non sono da meno; certo, il film gravita intorno a lei, che quando appare sullo schermo non ha più comprimari, ma William Holden è tanto bravo quanto pochi altri prima e dopo di lui lo sono stati, e Erich von Stroheim è senza dubbio una delle figure più misteriose della storia del cinema. Sono passati sessantacinque anni da quando Viale del tramonto uscì nelle sale, e ancora si può considerare il miglior film sul cinema di sempre. Con ogni probabilità, non vedremo mai altra pellicola superare questo spietato noir sullo star system e sulle manie dei divi di Hollywood, sul Fato impietoso che toglie la fama così come ce l’ha donata, sulla decadenza ammantata di gloria, sulla celebrità che si tiene stretta per ogni lembo per non lasciarla andare, per illuderci di poterla tenere ancora con noi.
Norma Desmond sarà pure stata usata e gettata via quando il cinema muto cedette il passo al sonoro, ma guardate Gloria Swanson, guardatela mentre scende dalle scale della sua villa mentre annuncia a Cecil B. DeMille di essere pronta per il suo primo piano, e non la dimenticherete più. E non penserete nemmeno per un secondo che in realtà quegli attori lì furono un ripiego, e non la prima scelta. Viale del tramonto è il caso di metacinema più cupo, più disincantato, più affascinante e più riuscito che Billy Wilder (come chiunque altro al suo posto) avrebbe mai potuto dirigere. Un museo di chicche e ammiccamenti al cinema degli esordi da scoprire e riscoprire per ogni appassionato della settima arte. Occhio anche al cameo di Buster Keaton.
VOTO: 10
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