Se queste qui sopra siete voi quando vi accorgete che al negozio all’angolo ci sono sconti del 10%, allora avete un problema. Se non sapete trattenervi dal comprare un irresistibile maglioncino color giunchiglia a Ferragosto, magari dovreste guardare I Love Shopping, e potreste trovarci, chissà, un consiglio utile. Non per gli acquisti, ma per smettere di farli. O forse è meglio chiedere aiuto a un terapeuta, ma guardatelo lo stesso, potreste pure divertirvi.
Personalmente, temevo che la memoria mi stesse facendo un brutto scherzo, e quindi sono andato a controllare. Invece non mi sbagliavo, I Love Shopping è una commedia niente male. La cosa insolita, di cui mi stupisco io stesso, è che sono uno che soltanto a sentir parlare di shopping, saldi e camerini comincia ad avvertire uno strano prurito per tutto il corpo che neanche la varicella.
Ma io lo so perché è un buon film, il merito è tutto di Isla Fisher. Innanzitutto, perché è divertente, il che è fondamentale quando sei la protagonista di una commedia; poi, perché è una bella svampitella, senza essere però insopportabilmente stupida, come a dire che dietro quel fare da imbranata c’è un’effervescenza seducente. Insomma, è adorabile. Per esempio, quando parla con i manichini attraverso le vetrine dei negozi. Oppure quando scongela la carta di credito direttamente dal freezer con il phon. O ancora quando escogita ogni diversivo possibile durante il colloquio di lavoro.
I comprimari necessari ci sono tutti: la migliore amica Krysten Ritter, la stronza ma bella Leslie Bibb, e ci sono pure quelli di cui non ricordavo la presenza, come Kristin Scott Thomas, John Goodman, John Lithgow e Joan Cusack, tutti nel posto giusto al momento giusto. E ovviamente, quello che è così diverso da lei che non possono non ritrovarsi l’una nelle braccia dell’altro alla fine della storia. Ma ditemi, questo Hugh Dancy, perché non è ancora diventato una stella? E Isla Fisher, come mai non è diventata una delle regine della commedia? Dovrebbero dargli un’altra chance (anche se lui merita più per altri ruoli).
Resta il fatto che, ahimé, è un film sui vestiti. Più che sulla moda, sulla mania per lo shopping, ma sempre di vestiti stiamo parlando, e il finale è un troppo sdolcinato per il sottoscritto. Ognuno ha i suoi gusti (e magari pure le sue dipendenze), ma questa è un tantinello frivola per i miei gusti. Il bello sta nel modo in cui la nostra Isla finge di volersi liberare dalla sua passione malata, e soprattutto nel modo in cui finge di essere quella che non è per conservare il posto di lavoro. Brava Isla, non mi piacerà lo shopping quanto piace a te, ma ti accompagnerei volentieri a comprare una sciarpa nuova.
VOTO: 7
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