Una delle figure più accattivanti nella letteratura, nella mitologia, o anche soltanto come stimolo per la fantasia, è quella del labirinto. Sia che si tratti di un concreto intrico di muri e di vie o di un’immagine che vive nella finzione di un film, il labirinto conserva sempre la sua attrattiva come sinonimo di mistero e ricettacolo di paure. Nell’universo cinematografico già saturo di pellicole young adult e visioni distopiche di un futuro già visto, vale la pena di dare una possibilità a Maze Runner, il cui sottotitolo italiano, guarda caso, è proprio Il labirinto. Ho dovuto farlo anch’io, mosso più dalla semplice curiosità che da un reale interesse, e non me ne sono pentito.
Il labirinto in questione è il vero protagonista del film, ancora più del gruppetto di ragazzi che, non si sa per quale motivo (e non si sa perché siano tutti maschi con l’eccezione di una sola sventurata) vivono in una radura dove sono costretti ad arrangiarsi come possono, senza sapere come ci siano arrivati, da dove vengano e perché siano lì. E intanto, non gli resta che provare giorno dopo giorno ad uscire da quel dedalo che li accerchia e li imprigiona, non fosse che la mappa del luogo cambia durante la notte. Mistero. Tra un’atmosfera da isola di Lost e il solito (ma comunque efficace) scenario post-apocalittico, l’ignoto la fa da padrone con l’aiuto dei compari Suspense e Azione, e non fai in tempo ad ottenere una risposta che già si affaccia un’altra domanda.
Viene fuori che Maze Runner cattura tutta l’attenzione per sé, e che quei ragazzetti non sono neanche male considerando che sono degli emeriti sconosciuti che portano sulle loro spalle il peso di un film (tra loro anche Thomas Sangster, il bambino di Love Actually che oggi ha 25 anni ma ne dimostra sempre 14). Nonostante alcune incongruenze che emergono proprio sul finale (perché hanno dovuto trovare l’uscita attraverso il labirinto se c’erano degli elicotteri pronti a salvarli?) e qualche anomalia nel linguaggio (un ascensore che viene chiamato scatola? Dei grossi ragni denominati dolenti? A quale adolescente verrebbe in mente?), Maze Runner funziona.
L’unico neo è che, trattandosi del primo capitolo di una saga annunciata, non abbiamo tutte le soluzioni. Anzi, il difficile sta proprio nell’offrire allo spettatore delle soluzioni che siano all’altezza dell’enigma, altrimenti la tensione si spezza e la fatica sarà stata inutile. Il rischio boiata è alto, ma teniamo le dita incrociate.
VOTO: 8*
*ma se le premesse saranno deluse, ho timore che potrebbe anche scendere
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