Potere delle formiche, vieni a me

È passata una manciata di secondi, e Michael Douglas sembra essere lui il supereroe. Ha inventato una strana formula che tutti vorrebbero, è un miliardario ai vertici di un’azienda, e pare sia meglio non farlo incazzare. Insomma, non è proprio il prototipo di scienziato a cui siamo abituati. È un po’ il punto debole dei personaggi di questo fumettistico Ant-Man, con una Evangeline Lilly vestita e pettinata come se dovesse sembrare una stripper o semplicemente una stronza, una cricca di criminali che farebbe rabbrividire la Banda Bassotti, Judy Greer nel classico stereotipo della cinica ex-moglie, insomma hanno un che di irreale, anche se, per carità, gli attori son bravi.

Il caso vuole che il personaggio più riuscito sia proprio quello dell’attore su cui non avrei scommesso un soldo, Paul Rudd, ed è una fortuna considerando che è lui il protagonista (e non se la cava male nemmeno il suo antagonista, Corey Stoll). Ant-Man fa delle cose fichissime, indossa una tuta che gli permette di rimpicciolirsi e di infilarsi dappertutto, si allena per combattere come un esperto di arti marziali ed è anche un ingegnere elettronico, praticamente un cervellone. Soprattutto, comanda un esercito di formiche, animali impressionanti per la loro forza, ma di certo non affascinanti. Era questa la scommessa di Ant-Man, riuscire a convincere gli amanti dei supereroi puntando su un outsider e il suo seguito di insetti, e da questo punto di vista ce l’ha fatta, Scott Lang con la sua tuta e i suoi poteri hanno qualcosa di diverso e di convincente. Le formiche hanno vinto.

Peccato che il film si porti dietro tutto il bagaglio di casa Marvel, nel bene e nel male: al solito, ci sono le solite multinazionali senza scrupoli con tanto di scienziati pazzoidi e criminali ricconi. Ovviamente, anche gli immancabili disastri, esplosioni ed effetti speciali mozzafiato che, se da una parte rappresentano un piacere necessario, dall’altra ti fanno chiedere com’è che nessuno si faccia mai male. L’umorismo, consueto, presentissimo, anche dovuto, sebbene le battute suonino di già visto e già sentito. E gli spiegoni, quei filmati o quelle voci fuori campo che servono a ricordare allo spettatore cose dette appena mezz’ora prima, o che si sarebbero comunque capite più avanti, nel caso in cui ci venisse in mente di arrivarci da soli.

Ecco, tolte queste cose Ant-Man poteva essere un gran bel film.

VOTO: 6

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