Halloween – La notte delle streghe

1963. All’età di soli sei anni, Michael Myers uccide a sangue freddo la sorella ancora adolescente, con qualche coltellata ben inferta. A 21 anni, nel 1978, Michael fugge dal manicomio criminale e fa ritorno alla casa in cui viveva da bambino, ma la follia omicida che era in lui, in quei quindici anni, ha soltanto avuto il tempo di fermentare e penetrare in ogni brandello della sua carne. E a quel punto, l’ossessione per la giovane Laurie e le sue amiche lo condurrà a ripetere la terribile crudeltà di quand’era appena bambino.

Nel 1978, che lo sapesse o meno, John Carpenter stava per entrare di diritto nell’olimpo dell’horror. Quel suo Halloween – La notte delle streghe, realizzato con un budget limitato, ha segnato un confine bello netto tra quanto era stato fatto prima e quanto sarebbe stato fatto dopo, perché tutto quello che è venuto successivamente doveva esserne inevitabilmente influenzato. Già essere considerati uno dei capostipiti del genere slasher non è roba da poco, giacché il coltello di Michael è diventato al tempo stesso iconico e temibile insieme.

C’è una colonna sonora che ancora oggi fa venire i brividi sulla pelle, e il titolo principale entra di diritto nella playlist delle canzoni più significative della storia del cinema. C’è un modo di incutere terrore nello spettatore che insiste più sull’ansia e sull’attesa che sulla violenza in sé.

C’è il solito cliché della verginità, quello per cui se fate sesso, in un film horror, le cose per voi si metteranno male. Ma la contrapposizione tra la giovane illibata e le sue amiche spudorate è parecchio evidente, ed è comunque probabile che il cliché all’epoca non fosse ancora tale.

C’è un intreccio a base di omicidi tra parenti, insania psicologica e ripetizioni rituali che ha un non so che di reale, come se si trattasse di una cronaca da telegiornale.

C’è una Jamie Lee Curtis al suo primissimo film, in un ruolo che l’avrebbe consacrata come la scream queen più famosa di sempre. Non solo perché urla e scappa, ma perché combatte, prova a sopravvivere e, particolare importante, è pure una brava attrice.

C’è Michael Myers, con la sua celeberrima maschera da criminale e la sua indole assassina, che non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi cinematografici, e quel finale aperto rende la vicenda ancora più suggestiva.

Guardandolo ci si accorge che Halloween racchiude in un solo film tutte le peculiarità del genere horror, ma se credete che non ci sia nulla di nuovo, pensate che è stato proprio Halloween il padre di quei luoghi comuni che abbiamo ritrovato in tante altre pellicole da trentasette anni a questa parte.

VOTO: 8

P.S. Il titolo originale è Halloween e basta. L’aggiunta de La notte delle streghe è un’invenzione tutta italiana. Di streghe nemmeno l’Ombra.

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