Non c’è una ragione specifica per cui mettere Malika Ayane, Selena Gomez e Jason Derulo nello stesso articolo, se non il fatto che i loro ultimi lavori mi hanno sorpreso, in un senso più o meno positivo.
Partiamo dalla più italiana dei tre, Malika Ayane, e dal suo album in realtà poco italiano, già a partire dal nome. Naif è un disco per nulla omologato alle tendenze dominanti nel panorama musicale nostrano, lontano dalla semplicioneria delle parole e dalla stucchevolezza delle musiche. Senza giri di parole, Malika Ayane ha dimostrato, ancora una volta e ancora di più, di essere una perla rara, perlomeno da noi, e di avere una sua cifra stilistica che può solo darle un valore aggiunto. Prendete Adesso e qui (nostalgico presente), il brano di Sanremo, con i suoi giri di piano e la sua crescente carica malinconica e penetrante; prendete Senza fare sul serio, tormentone per niente banale tra i meglio riusciti degli ultimi anni; prendete la tenue atmosfera di Cose che ho capito di me che scivola via con piacevolezza, e passate poi per una canzone di lontana ispirazione sudamericana come Blu ed uno swing di Chiedimi se. Ne vien fuori un album pop maturo e moderno, dotato di una sua coerenza interna, che dimostra come l’artista sia alla ricerca di strade sempre nuove da percorrere. Completa il tutto la sua voce calda e vellutata e i testi scritti in collaborazione con Pacifico.
VOTO: 8
Parlando di voci, veniamo a Selena Gomez, essendo sempre stata la voce una delle due cose che non mi hanno mai convinto di lei. Neanche dal vivo era mai riuscita ad entusiasmarmi. L’altra cosa, naturalmente, erano le canzoni. Pur non disprezzandola, Selena Gomez rimaneva insomma una di quelle cantanti che non ti dicono nulla. Ma quest’anno è arrivata Good For You, è la musica è completamente cambiata. Accarezzata dal ritmo ipnotico della canzone, quella voce si è fatta delicata e sensuale.
Se si va ad ascoltare Revival, si comprende che la maturazione è stata totale, e che quest’album rappresenta davvero una rinascita. Pur rimanendo una cantante pop a tutto tondo, Selena Gomez ha dato al suo sound quel tocco di R&B che l’ha reso più seducente, ma soprattutto ha ammortizzato i toni danzerecci in favore di una dance beat soft e pacata, e ha riscoperto una dimensione decisamente più intimista. Insomma, è proprio il caso di dire che è cresciuta, e non soltanto da un punto di vista anagrafico.
Le manca ancora qualcosa, forse a causa di alcune variazioni dal tema che afflosciano l’andamento generale dell’album, o di talune svolte decisamente poco originali, ma si è immessa sicuramente sulla strada giusta.
VOTO: 6.5
Più sicuro invece il mio rapporto con Jason Derulo, per quanto anche lui mi lasciasse qualche perplessità. Il signor Derulo rientra nella categoria di quei cantanti che non saprei dire se mi piacciano o meno. Forse perché era partito col piede giusto e ha poi deviato verso una linea musicale che mi interessava poco, per quanto gli abbia dato sempre più successo.
Ho sempre pensato che Jason Derulo fosse un cantante pop con ascendenze R&B che amasse concedersi incursioni nell’electro-dance e confezionare canzoni perfette per i club, talvolta anche dal ritmo un po’ ossessionante. Ascoltando Everything is 4, ho capto che è proprio questo, ma c’è pure dell’altro. Perché le note migliori di tutto l’album, al di fuori di Want to Want Me, si trovano nelle melodie deliberatamente romantiche come in Trade Hearts, o quando Derulo riscopre l’R&B e si avvicina addirittura al funk come in Try Me, Broke e Lay Me Down, peraltro anche grazie a un consistente aiuto di Stevie Wonder, Charlie Puth e Jennifer Lopez. Praticamente, quando si allontana da quella musica per cui tutti lo conosciamo, e che lo porta ai risultati più deludenti in quest’album. Forse sarebbe ora di cambiare aria.
VOTO: 6
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