Avevo lasciato i ragazzi di Maze Runner all’uscita del labirinto, e li ho ritrovati in un laboratorio per essere sottoposti a esperimenti sospetti. Questo secondo capitolo, La fuga, continua esattamente da dove si era interrotto il precedente, aumentando la velocità del racconto, ma perdendo anche un po’ di suspense lungo la strada.
Colpa del fatto che le risposte che arrivano non sono sempre soddisfacenti come avremmo voluto, e soprattutto restano inferiori alle domande che si pongono e a quelle ancora aperte: perché il labirinto? Perché quei mostri ragneschi? Che fine hanno fatto i genitori dei ragazzi? E perché sono tutti maschi col resto di una? Quando i quesiti sono tanti e continuano ad aumentare, cominci a pensare che forse le risposte non arriveranno mai (vedi il caso di Lost). E che se anche arrivassero, scopriresti che non sono all’altezza delle domande.
I protagonisti finiscono col correre in circolo, e per quanto si allontanino sembra siano destinati a tornare al punto di partenza, il che dà l’impressione che, a conti fatti, abbiano concluso ben poco. Un po’ come quando sai di dover andare da qualche parte ma ci giri attorno, solo per ritardare il momento in cui ci arriverai.
Le new entry ravvivano la situazione, ma i personaggi, nel complesso, mancano di mordente. Se i protagonisti sono in pericolo di vita, e senti che la mancanza dell’uno o dell’altro non farebbe la benché minima differenza, e che non riesci ad affezionarti a nessuno di loro, vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Maze Runner era cominciato come una delle saghe forse più originali nell’universo fantasy. Resta, in potenza, la possibilità di riuscire ad avere un epilogo decente, ma la facciata del film precedente ha già iniziato a sgretolarsi.
VOTO: 6
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