Joy ha 17 anni quando viene sequestrata e rinchiusa in un capanno, nel giardino di casa del suo rapitore. Per altri sette anni è costretta a vivere lì dentro, in una stanza che è per lei cucina, bagno e camera da letto, ma non ha finestre, fatta eccezione per quella situata sul soffitto e da cui è impossibile vedere qualcosa oltre l’azzurro del cielo. In questi sette anni dà alla luce un bambino, che nasce, cresce e vive sempre lì dentro, con lei, loro due soli. Per Jack la Stanza è tutto ciò che abbia mai visto, e al di fuori di essa c’è soltanto lo Spazio. Si chiede se le cose che vede alla tv siano reali, se esistano davvero gli animali, e l’oceano, e ad altre persone come lui, e sua madre, e l’uomo che l’ha portata lì, e che lui non ha mai visto se non attraverso le fessure dell’armadio.
Questa di Joy e Jack sembra una storia pescata direttamente tra le pagine di un quotidiano, di quelle che potremmo sentire una sera al tg e che poi finiscono per riempire le ore di qualunque talk show in tv dei mesi a venire. Invece è la trama di Room, una pellicola che è partita piano piano, facendosi strada un po’ alla volta in silenzio, e finendo col trascinare con sé chiunque l’abbia vista. Perché Room ha dalla sua una storia potente, di quelle che ti stordiscono già a sentirne parlare. E non solo.
Room ha due protagonisti tanto sconosciuti quanto eccezionali, se si pensa che lei è una giovanissima Brie Larson, e lui è l’ancor più giovane Jacob Tremblay, che fa letteralmente accapponare la pelle per i suoi 9 anni d’età.
Ma Room ha anche qualcos’altro. La Poesia. Chiamatela anche Magia, se volete, o la Forza, quella cosa che si annida tra le pagine di una buona sceneggiatura, e che gli attori, una macchina da presa, il tocco di un regista (Lenny Abrahamson) riescono a far vivere. La Poesia è nell’amore tra una madre e un figlio, quando ognuno sa di avere soltanto l’altro su cui contare. È nelle parole di un bambino che cerca di spiegare a se stesso come è fatto il mondo, nonostante i limiti impostigli dalle pareti di una stanza. Ed è anche quella stanza, che in certi casi, tremendi, dolorosi, rappresenta ciò da cui dobbiamo scappare per poter continuare a vivere, ma anche ciò in cui dobbiamo tornare per prendere consapevolezza del Mondo oltre la Stanza, e cominciare ad esistere.
VOTO: 10
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