L’anno scorso, se la memoria non m’inganna, inaugurai il mio post sanremese all’insegna della cattiveria che dilaga sui social in tempo di Festival. Anche quest’anno ne ho vista scorrere un bel po’. Su Gabriel Garko i commenti si sprecavano. Vero, non è un presentatore, e la lingua gli si è ingarbugliata troppe volte.
Però, perché c’è un però, Gabriel Garko s’è anche preso parecchio in giro, e questo gli va riconosciuto. Avrà un futuro nel campo della conduzione televisiva? Credo proprio di no, ma il palco dell’Ariston è difficile da tenere, e almeno ha saputo ridere delle proprie gaffe.
Ne ho lette anche su Ezio Bosso, e sul fatto che l’organizzazione di Sanremo abbia sfruttato il caso per fare un po’ di lacrime facili in favore dell’audience. Non credo sia andata così, e del resto non è nemmeno una cosa che mi interessa sapere. Io Ezio Bosso fino a questa settimana non sapevo chi fosse, e adesso invece sì. Se quelli del Festival l’hanno chiamato per gli ascolti, ben venga, almeno mezza Italia ha conosciuto un talento in più.
Ne sono state dette tante anche su Patty Pravo. Commenti spiritosi e altri impietosi in paragoni a felini, Voldemort e mummie varie. Piuttosto che sparare a zero su una donna che non ha saputo accettare la vecchiaia con serenità, se posso essere ancora più cattivo, mi sembra strano che quasi nessuno abbia detto la verità. Che Patty Pravo sono anni che non ha voce. Bassissima, si sentiva a stento, e ha infilato una stecca dopo l’altra. Tutti ad elogiare un’artista che non ha voluto partecipare da ospite ma si è messa nuovamente in gioco. Non so se questo sia proprio un pregio, non riuscire a capire quand’è il momento di farsi da parte.
Che poi è un peccato, perché la canzone è pure bella. Come quella di Valerio Scanu, una bella canzone che avrebbe meritato che l’interprete ci mettesse un po’ di emozione in più. Invece niente, freddo (però ho creduto in una sua vittoria bis).
Anche la coppia Caccamo – Iurato non è riuscita a dirmi granché. Lei tecnicamente ineccepibile, ma l’espressività è un’altra cosa. E alla fin fine sembravano pure male assortiti. Ma forse è un’impressione solo mia, visto che li hanno premiati con un meritevole terzo posto.
Chi invece mi aspettavo salisse sul podio, ma ne è rimasto lontano, è Rocco Hunt. A mio parere, troppo esultante, saltava qua e là, lui che di energia ne ha da vendere, e forse è proprio per questo che piace. Mi aspettavo pure che salissero più in alto Elio e le Storie Tese, a cui ormai vogliono bene praticamente tutti (e che mi hanno fatto molto ridere).
I miei preferiti, invece, li han fatti fuori al televoto: Neffa e gli Zero Assoluto non son riusciti ad accedere alla finale, quando poi avevano le canzoni più ritmate, lasciatemelo dire, più allegre di tutte quelle che han partecipato a quest’edizione. Alcune suonavano come una lagna senza motivo, ma Sanremo alla fine premia sempre le melodie più “serie”. Anche Dolcenera si è piazzata bassina. Qualche soddisfazione me l’ha data solo Noemi, arrivata ottava.
Nella serata delle cover avrei voluto invece che andassero avanti Annalisa e Francesca Michielin. Ah, tra l’altro l’ultima bravissima, eh. Se penso che è più piccola di me e ha già calcato l’Ariston mi vengono i brividi.
E poi ci son tantissime altre cose da dire. Che hanno vinto gli Stadio, per dirne una, che un po’ me l’aspettavo, ma non ci avrei messo proprio la mano sul fuoco.
Oppure la gioia di aver visto Nicole Kidman.
Un po’ meno contento per i superospiti, perché mi resta sempre un dubbio sui cantanti che a Sanremo ci vanno solo se non devono partecipare alla gara.
Un applauso a Madalina Ghenea, che ci ha fatto vedere di essere più brava di una semplice valletta, oltre a tanti centimetri del suo bel corpo da modella.
Magnifica, esilarante Virginia Raffaele. Più la vedo e più mi fa ridere, e più mi fa ridere e più continuo a vederla, da Mai dire Grande Fratello a Quelli che il calcio, da Ornella Vanoni a Belen Rodriguez. Pollice in su per lei. Con Carla Fracci ha toccato l’apice.
A proposito, Virginia Raffaele ha avuto il primo assaggio di notorietà grazie alla trasmissioni della Gialappa’s, che hanno condotto un divertentissimo Dopofestival insieme a Nicola Savino.
E quanto ai giovani, mi auguro di sentirli e vederli ancora, Francesco Gabbani, Chiara Dello Iacovo, Mahmood, non fateli sparire dalla circolazione, vi prego.
Ah, e poi i nastri arcobaleno. Della serie, come dire più con un simbolo che con tante altre mille parole. Penso che se ne parlerà ancora, di questo Sanremo impegnato. Bravi tutti. E comunque sempre in gamba, questo Carlo Conti. Non vedo l’ora di vedere pure il suo prossimo Festival.
P.S. Mi han fatto notare che ho dimenticato i Jackal. Mea culpa. Senza di loro Sanremo non avrebbe avuto lo stesso gusto quest’anno.
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