Lo ammetto, Perfetti sconosciuti non volevo proprio vederlo. Il terzetto Paolo Genovese – Marco Giallini – Anna Foglietta l’avevo già visto all’opera in Tutta colpa di Freud, e non mi aspettavo nulla di meglio. Pazienza per Valerio Mastandrea e Alba Rohrwacher, pensavo che questa commedia avrebbe inguaiato anche loro.
Mi sono seduto in poltrona, immaginandomi il disastro a cui avrei dovuto assistere. Banalità, battute insulse, personaggi stereotipati. Passano i primi minuti, e l’inizio non è male. Ok, mi sono detto, la disfatta è solo ritardata. Presto o tardi arriverà.
Sette amici che si incontrano a cena decidono di rendere pubblico il privato: cellulari sul tavolo, da quel momento non esistono più segreti. Qualunque messaggio, qualunque conversazione dovrà essere condivisa con tutti i presenti.
Però, il pretesto sembra buono, penso. Nei cellulari abbiamo rinchiuso tutta la nostra vita, e chissà quante cose non sappiamo di chi crediamo di conoscere da sempre. A volte anche un’inezia può far nascere un sospetto, e da un sospetto può venir fuori il diluvio universale.
In effetti, i sette amici ne hanno di cose da nascondere. Mariti, mogli, amiche e conoscenti, nessuno è al sicuro. Anna Foglietta è pure brava, mi stupisco ad osservare. Forse anche più di Kasia Smutniak. La pecca sta in un eccesso di sentimentalismo nel rapporto padre-figlia che stona un po’, e in quella luna che ritorna ricorrente come se volesse essere la metafora di non so bene cosa.
Ma quando le prime indiscrezioni balzano alla luce dei display, diventa subito chiaro che niente potrà rimanere com’era prima, dopo tutti gli altarini che nemmeno meriterebbero il diminutivo, tanto sono grossi come cattedrali. Il disastro è arrivato eccome, ma non era quello che intendevo io.
Peccato che alla fine gli sceneggiatori si sian lasciati prendere dall’entusiasmo, e ci abbiano buttato dentro proprio di tutto. No, forse così è troppo. Non è possibile che ognuno di loro nasconda segreti così grandi. Magari uno, o due, ma non tutti.
Perfetti sconosciuti è un film ben scritto, costruito attorno a un’idea buona, buonissima, che offre spunti comici e drammatici insieme. Ottimo il cast, anche quelli che nella commedia non sono di casa, o quelli che non sempre hanno scelto i copioni migliori. Un filino meno esagerato sul finale, e sarebbe stato meraviglioso.
Ah, non ho citato Giuseppe Battiston ed Edoardo Leo. Occhio a loro due, ne riservano delle belle.
VOTO: 8
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