Chocolat è un film che avrò visto almeno cinque volte per metà, fermandomi sempre all’incirca dopo il primo tempo, per una ragione o per un’altra. Ogni volta mi chiedevo quando sarebbe apparso Johnny Depp e che ruolo avrebbe avuto. Mi domandavo cosa non avrebbe preparato Juliette Binoche in quella fantastica cioccolateria peccaminosa di provincia, in quel paradiso del gusto che in paese nessuno le perdona. Poi è arrivato il momento in cui l’ho visto per intero, una, due, tre volte, un piacevolissimo film che si lascia apprezzare pur nella sua semplicità.
Mi ritrovo adesso a constatare che nella mia mente, più di Juliette Binoche e del vagabondo Depp, più della bambina e del suo amico immaginario, più di Judi Dench seduta al bancone mentre sorseggia una cioccolata calda, più di ogni altra cosa insomma, è rimasto il conte De Reynaud. L’odioso e intollerante conte di Alfred Molina, avverso ai piaceri della carne e del palato. Mi è capitato di passare davanti ad una cioccolateria e di fermarmi a pensare a tutte le cose deliziose e zuccherose che potrei comprarvi, e poi mi è apparso davanti agli occhi il conte che s’intrufola nel negozio, mette a soqquadro la vetrina e lascia che le pupille si abbandonino a un delirio di bontà.
Ecco, per quel minuto lì l’ho invidiato, e mi sono immaginato nella stessa situazione. Voglio provare anch’io a sdraiarmi tra la cioccolata e appisolarmi lì, con il cacao sparso su tutta la faccia e il sapore ancora fresco nella bocca. Ho solo il sospetto che i proprietari con me non sarebbero tanto indulgenti.
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