L’attrazione è una cosa difficile da spiegare. Non è solo questione di corrispondenze, del tipo che ci piace questo o quella perché leggiamo gli stessi libri e guardiamo gli stessi programmi alla tv. Non parlo di attrazione fisica, che forse è ancora più difficile da spiegare, ma di qualcosa che va oltre, di un certo modo di parlare, un certo modo di gesticolare, un certo modo di sbattere gli occhi o di sorridere. Cose che poco hanno a che vedere con l’aspetto esteriore in sé, ma grazie alle quali l’aspetto stesso risulta poi assai più gradevole.
Holly Golightly l’ho amata fin da subito per tutte queste cose e altre ancora, sin dalla prima volta che l’ho vista, e ho capito che Colazione da Tiffany è un film che deve il 99,9% del suo fascino imperituro al magnetismo esercitato dalla sua protagonista in tubino nero.
È per il suo modo di sembrare svampita pur essendo una che nella vita ne ha viste tante, per quella vocina aggraziatissima che tuttavia non ne fa la più intonata delle cantanti, perché nessun altro metterebbe mai il telefono nella valigia per non sentirlo squillare o chiamerebbe il gatto solo così, gatto, per evitare di incappare nell’idea di possederlo o di appartenere a qualcuno.
Non c’è voluto molto per capire che metà del merito spetta a Audrey Hepburn:se il personaggio, sulla carta, aveva in sé già tutte le potenzialità per riuscire a diventare un mito, ci voleva qualcuno che potesse vestirne i panni alla perfezione.
Negli anni ho continuato a sentire il richiamo del fascino esercitato da Holly, lo stesso che sentono gli uomini che, nel film, finiscono lungo il suo cammino. Talmente impossibile resisterle che pare quasi che gli altri attori brillino soltanto di luce riflessa, e anche se dispiace dirlo, è vero che Martin Balsam, Buddy Ebsen e Mickey Rooney hanno senso solo in relazione a lei. Prova ad uscire fuori dalla massa indistinta dei vermi e dei supervermi George Peppard che, tocca ammetterlo, riesce quasi a tenerle testa, tanto è simpatico che quasi quasi facciamo il tifo per lui, pur con un moto di gelosia.
Sono convinto che nella vita vera esistono davvero le persone così, quelle che giuste o sbagliate che siano non puoi fare a meno di ruotarci attorno. Dalla festicciola eccentrica e caotica nell’appartamentino di Holly all’irriverente abitudine di suonare al campanello di Yunioshi per farsi aprire il portone, ogni scena è un sussulto, ogni gesto è spassoso e incantevole insieme.
Al punto tale che chiunque ormai, se si trova a passare davanti a Tiffany, vuole entrare a scoprire se davvero si respira un’aria che fa andar via le paturnie, o vorrebbe tenere tra le mani un bocchino per vedere se dà anche a noi un non so che di distinto. Ed è per questo che, da un singolo personaggio, tutto il film è diventato una leggenda che ancora oggi diverte e intenerisce.
VOTO: 10
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