Capitan America è uno dei supereroi più longevi della storia dei fumetti, e il periodo storico in cui si collocano le sue gesta ci ricorda insistentemente che appartiene ad un’altra epoca. Diversamente, la versione cinematografica di Captain America pare proprio essere arrivata troppo tardi.
Diciamo pure che avevamo già visto tutto, e che la riproposizione del nemico fascista come emblema di tutti i mali poteva essere cosa buona e giusta in piena Seconda guerra mondiale, ma nel 2011 sembrava (e sembra ancora) non appassionare più, sicuramente perché colma di un’ideologia e di intenti propagandistici che oggi non scatenano più tanta enfasi.
Eppure, c’è qualcosa in Captain America – Il primo Vendicatore che appassiona nonostante ciò, forse perché la Germania di Hitler non fa altro che fornire la cornice storica che rende tutto più credibile e veritiero, quasi come ci si dimenticasse, alla fine, che è una storia di supereroi che stiamo guardando, e a conti fatti dei fascisti resta ben poco.
Per non parlare di lui, il capitano Steve Rogers col costume a stelle e strisce, al quale manca decisamente qualcosa: niente dell’arroganza di Tony Stark, o dell’oscurità che è in Wolverine, o dei superpoteri di Thor è in Capitan America, perché non ne ha bisogno. Il suo punto di forza è un altro.
È la sua profonda umanità, il coraggio in abbondanza, la tenacia con cui si impone di liberare i soldati prigionieri, l’affetto per gli amici e persino la goffaggine con le donne che ci spingono a tifare per lui, alla faccia dei superpoteri. Anche Chris Evans, in fondo, non ha niente più della faccia da bravo ragazzo (oltre ai muscoli, obviously), e ciononostante a fine visione ti ci sei affezionato, a quello che in partenza appare come il più sfigato dei supereroi.
Se avessi visto il film con gli occhi cinici di chi non si lascia trasportare dall’emozione di combattere per un’ideale o di un appuntamento al quale non si può mancare, allora non mi sarei fatto abbindolare. Invece i difetti li ho notati, e prima di tutto ho notato i motivi che negli anni Cinquanta portarono al declino del personaggio, ma ho notato anche e soprattutto le doti che lo resero popolare. Il primo Vendicatore non è per niente il solito film di supereroi, a cominciare dagli effetti speciali, meno rumorosi e ingombranti del solito, e con la sua patina di sentimentalismo e realismo riesce ad essere più convincente di altri esperimenti.
Ahimé, rovina un po’ l’insieme la presenza di Teschio Rosso come villain, forse perché è fuori dal coro in un universo che pretende di essere meno fantasioso di altri mondi Marvel, forse perché l’ho trovato dotato di poca verve, almeno non quanta ne hanno avuto in anni recenti Tom Hiddleston e Michael Fassbender. Meglio Toby Jones e Tommy Lee Jones, almeno sono più simpatici.
VOTO: 7
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