Fin da piccolo, mamma e papà hanno inculcato nella mia testolina di bambino qualche piccolo avvertimento per tenermi alla larga dagli estranei. Cose del tipo “non accettare le caramelle dagli sconosciuti“.
La vita, poi, ha fatto il resto. Come accade un po’ a tutti, immagino, a un certo punto arriva il momento in cui capisci che se qualcuno che non hai mai visto prima vuole portarti a casa sua, è meglio darsela a gambe. Beh, perlomeno quasi tutti.
Qualcun altro, invece, il lato marcio del mondo proprio non riesce a vederlo. Tipo i giovani viaggiatori di Turistas, dispersi nel bel mezzo del Brasile più selvaggio, dove tutt’intorno è solo alberi, verde e nient’altro. Certo, la sfortuna si è anche un tantino accanita contro di loro, facendo precipitare l’autobus che avrebbe dovuto condurli alla meta. Ma quando la buona sorte decide di venirti in soccorso, facendoti uscire da quell’autobus appena un istante prima che rovinasse lungo un precipizio, forse è meglio non sfidarla ancora. No?
Perciò quando li vedi bere come delle spugne qualunque cosa gli passi sotto il naso, fare amicizia con stranieri sospettosamente cordiali, scegliere di farsi ospitare dallo zio di uno di questi giovanotti appena conosciuti, e per giunta dopo essere stati derubati, senza fare nulla per mettersi in contatto coi propri familiari, a quel punto è davvero difficile mettere a tacere quella vocina dentro di te, quella che è stata educata a partire dall’infanzia, che ti dice “ma tua madre e tuo padre non ti hanno insegnato niente?”
Neanche il fatto che questa misteriosa abitazione sia raggiungibile soltanto attraverso cunicoli situati sotto le acque funge da campanello d’allarme. Ancora più difficile proseguire la visione senza una buona dose di scetticismo.
Nemmeno il cattivo di turno riesce ad essere credibile, un medico del luogo che prende gli organi ai turisti per impiantarli ai brasiliani bisognosi, come rivalsa sugli stranieri che per secoli hanno preso e preso al Brasile senza mai dare nulla. Ma andiamo. Volete dirmi che i trafficanti di organi hanno pure un’etica?
Con meno sangue di quanto ci si possa aspettare, visti i presupposti, il film sceglie di puntare tutto sulla tensione, che regge poco e non dura abbastanza. E con quell’inseguimento finale tra le grotte (di nuovo) finisce che si smorza del tutto. La presenza di Olivia Wilde può fare ben poco per risollevare le sorti di un film come questo, e quella di Josh Duhamel ancora meno. Neppure Meryl Streep avrebbe potuto fare qualcosa.
VOTO: 4
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