La pazza gioia

Con un tuffo sott’acqua inizia il lontano percorso di una madre e suo figlio, destinati a vite separate prima di rincontrarsi in una giornata di mare, con un paio di altri tuffi, per poi rivedersi ancora chissà quando. Il cerchio si chiude, come si dice, e forse quel bambino non ricorderà mai della prima volta che lui e la mamma si sono tuffati insieme. Ma lei sì.

La pazza gioia

Di tanto in tanto m’innamoro, di quell’amore che può durare un mese o per sempre, e non è facile spiegarne le ragioni, come non è semplice spiegare che cosa abbia spinto Beatrice e Donatella a scegliersi come compagne di viaggio, così apparentemente diverse tra loro. La prima appartiene al mondo della nobiltà decaduta, che dei tempi andati conserva ancora le buone maniere, il decoro e il conto in banca; la seconda viene dalla provincia che insegna ad arrangiarsi come si può, magari in uno dei più rinomati locali della riviera della Versilia.

Ci penserà la vita a farle incontrare, due donne che da sole non avrebbero avuto alcuna possibilità di incrociarsi. Sarà quella vita che fa brutti scherzi, che improvvisamente fa scattare qualcosa che non sapevamo di avere dentro, a farle impazzire per davvero, a farle diventare due matte autentiche per il mondo, ma non per sé stesse. È per questo che me ne sono innamorato, perché Beatrice e Donatella saranno pure pazze, saranno pure un pericolo per sé e chi gli sta intorno, ma sono vere. Si percepisce l’autenticità del loro travaglio emotivo come se fosse tangibile, e sappiamo di non poterlo comprendere fino in fondo, abbiamo più coscienza dei loro errori di quanta mai potranno averne loro, ma ditemi se non ci si commuove lo stesso per le loro storie.

La pazza gioia

Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi tornano a recitare per Paolo Virzì, che dirige un dramma tutto personale (anzi, due) infondendo alla narrazione tanto humour che sembra venir fuori così, spontaneamente, da queste meravigliose Thelma e Louise svitate in fuga verso la felicità, che purtroppo nemmeno loro sanno dove si trovi. Di certo non è in questo mondo, per il quale saranno sempre troppo fuori di testa, e dove per sopravvivere non resta che attaccarsi alle cose belle del passato, come l’amore probabilmente mai veramente corrisposto per Beatrice, e la canzone che Donatella crede che il padre abbia scritto per lei, e che risuona nella sua testa senza fine, come cantava Gino Paoli.

Prima di scontrarsi ancora una volta con la realtà, tenteranno di darsi alla pazza gioia, quella del titolo di questo film che arriva dritto al cuore, lasciandoti contemporaneamente un po’ più leggero e un po’ più appesantito, come solo una perfetta armonia tra gaiezza e mestizia può fare. Impressionanti le due attrici, teneramente appassionanti i loro personaggi, venuti al mondo con la disgrazia di non avere abbastanza percezione della realtà che li circonda, o di averne fin troppa. «Sono nata triste», ammette una alla fine, mentre l’altra le fa eco, con la consapevolezza, forse l’unica che abbia mai avuto, che ci sono mali che non abbiamo meritato, e con i quali, tuttavia, dobbiamo imparare a convivere. Magari aggrappandosi a una canzone, ai ricordi o a un’amica inaspettata.

VOTO: 10

La pazza gioia

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