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68. Steve McQueen – Frank Bullitt (Bullitt, 1968)
Frank Bullitt, tenente della Squadra Omicidi di San Francisco, occhi azzurri, Ford Mustang e pistola sempre pronta. Nella sua caccia ai criminali e alla verità non c’è eroismo né voglia di protagonismo, ma solo il senso del dovere, che lo spinge avanti dentro una vita da solitario affrontata in coppia assieme all’affascinante architetto Cathy (Jacqueline Bisset) che lo ama, ma non riesce a capirlo fino in fondo.
67. Carlo Verdone – Oscar Pettinari (Troppo forte, 1986)
Forse non il più bel personaggio creato da Carlo Verdone ma indiscutibilmente il più deliziosamente cinematografico, che fa leva su un’aspirazione di grandezza tipica di chi vive con la testa nella celluloide, ricalcandone manie e fisse. La comparsa Oscar Pettinari vive all’ombra del mito di Rambo: vorrebbe essere un duro, ma è solo un asso del flipper che se ne sta sempre nei dintorni di Cinecittà, aspettando la grande occasione.
66. Dustin Hoffman – Benjamin Braddock (Il laureato, 1967)
Benjamin Braddock, figlio dell’agiata middle class americana, basso e bruttino, goffo e insicuro, attraversa i centocinque minuti del film, con la stessa espressione e la stessa macchina, una Duetto Alfa Romeo, che farà epoca. In realtà l’apparente inerzia di Ben, che lo farà finire tra le braccia dell’annoiata quanto avvenente Mrs. Robinson di Anne Bancroft, si rivelerà molto più consapevole e lucida di quanto non sembri.
65. James Dean – Jim Stark (Gioventù bruciata, 1955)
Jim Stark fu il ruolo che legò per sempre James Dean alla figura del ribelle senza causa, giovane insofferente e incompreso dalla famiglia e dalla società. Doloroso quanto sincero, il personaggio di Jim Stark anticipò, assieme al Marlon Brando de Il selvaggio, le fratture insanabili che in pochi anni avrebbero spezzato la borghesia americana contrapponendo due generazioni vicine, eppure diversissime.
64. Kurt Russell – Jena Plissken (1997: Fuga da New York, 1981)
Jena è allergico all’autorità in qualsiasi forma essa si manifesti ed appartiene ad una strana tipologia di personaggi, in quanto non è buono, ma nemmeno troppo cattivo, nichilista quanto indolente e costretto dalla situazione a fare l’eroe. Sceneggiatura scoppiettante e ironica di John Carpenter e Nick Castle, sotto l’influenza dichiarata de romanzo di Harry Harrisoon Il Pianeta dei Dannati.
63. Woody Allen – Leonard Zelig (Zelig, 1983)
Woody Allen nel 1983 si inventa un documentario e narra le gesta tragicomiche di un emarginato degli anni Venti, un piccolo grande uomo desideroso di essere integrato in una società che lo ripudia. Grande sceneggiatura dello stesso Allen che infila battute e situazioni comiche su un canovaccio serio e apparentemente informativo.
62. Malcolm McDowell – Alex De Large (Arancia meccanica, 1971)
Tuta bianca, occhi azzurri e Beethoven, Alex De Large vive nella Londra di un futuro non ben definito e assieme alla sua gang terrorizza, picchia e stupra. Il suo nome, Alex, rimanda ad Alessandro Magna, sinonimo di leader, ma significa anche “a-lex”, cioè “senza legge”. Il suo cognome, “De Large”, ha invece un riferimento sessuale e significa “The Large”, connotazione riferita al membro maschile.
61. Leonardo DiCaprio – Romeo Montague (Romeo + Giulietta di William Shakespeare, 1996)
Un personaggio eterno rivisitato e trasformato dall’occhio colorato e pop di Baz Luhrmann che, nonostante il profondo cambio scenografico, riesce a mantenere intatto il potere di Romeo, segno inequivocabile dell’eternità del personaggio di Shakespeare. DiCaprio si veste come una rockstar e si muove inquieto, bellissimo e tormentato dentro un caleidoscopio fatto di suoni, colori, luci e musica, immagini, fuochi d’artificio e iconografia televisiva.
@tratto da I magnifici 100, supplemento a Ciak del 2005, a cura di Andrea Morandi (Mondadori editore)
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