L’anno scorso, Rihanna ha infilato in classifica due o tre singoli, lasciando i suoi fan nella convinzione che un nuovo album fosse in dirittura d’arrivo. Invece, quest’album si è fatto attendere più del previsto. Risultato: ne è valsa la pena.
A dispetto di quanto si pensasse, quei singoli non sono stati inclusi nel suo ultimo lavoro, ma annunciavano già in che direzione la cantante ci stesse portando. Nonostante abbia da poco superato i primi dieci anni d’attività e abbia già altri sette album alle spalle, Rihanna pare più che lontana dallo scegliere una solo strada, e fermarsi lì. Continua a sperimentare. A migliorarsi. Ed è per questo che, in un certo senso, Anti non è a tutti gli effetti commerciale. Perché si prende delle responsabilità.
Rihanna avrebbe potuto fare quello che aveva fatto con Unapologetic o Talk That Talk, e sarebbe andata sul sicuro. E invece no. Ha voluto dimostrare che non è soltanto una cantante da dancefloor, ma che c’è dell’altro. Anche se il singolo di lancio, Work, potrebbe adattarsi alle migliori discoteche, c’è già qualcosa di magnificamente ipnotico, di travolgentemente sexy, persino nel suo modo di cantare, che lo rende diverso da quanto fatto in precedenza.
Il resto, è tutto da scoprire. I toni ossessivi e sinistri della prima parte (da ricordare l’ottima Desperado) cedono il posto, alla fine, a quelle ballate romantiche che sono la vera rivelazione. Anti è decisamente un album intimista, al punto tale che anche quando Rihanna parla di sesso lo fa per dirci qualcosa di sé. E il modo in cui usa la voce, qui, è pazzesco. In FourFiveSeconds ci aveva dato un’anticipazione di quanto rude e sofferta potesse diventare, e con Higher porta avanti quest’evoluzione. Se con Kiss It Better ci dà un assaggio della sua ben nota energia, con Love On The Brain, uno dei pezzi migliori, propone una love song dal fortissimo impatto emotivo, mentre si abbandona alle melodie dell’R&B vecchio stampo. Chiude Close to You, un gioiellino di ritrova dolcezza.
Tredici brani per una quarantina di minuti. Ascoltateli, e capirete perché, per molti critici, questo è il primo grande album di Rihanna.
VOTO: 8.5
Anche l’album di Sia, personalmente, l’ho aspettato tantissimo. Con un singolo come Cheap Thrills a fare da tormentone, è chiaro che la curiosità fosse alta. Del resto, Cheap Thrills non è un tormentone come tutti gli altri, perché la stessa Sia non è una semplice popstar. Non gioca secondo gli schemi altrui, non segue le mode musicali, e sforna dei brani pop che non assomigliano a niente di quello che c’è in circolazione (Chandelier vi dice niente?).
This Is Acting è l’ottavo album della cantante australiana, che ci è venuta incontro spiegandoci le ragioni del titolo. Molte di queste canzoni – quasi tutte – Sia non le ha scritte per se stessa. Si tratta di canzoni che ha composto per altri cantanti, gente come Adele, Rihanna, Beyoncé e probabilmente anche Christina Aguilera, che hanno gentilmente rifiutato. Proprio così. Perciò, per Sia, si tratta di recitare, perché non aveva pensato che avrebbe potuto dire e cantare queste cose.
Il fatto che This Is Acting, poi, sia composto di materiale di scarto, per così dire, non dev’essere necessariamente un punto a suo sfavore. L’estensione vocale di Sia e il suo timbro così incisivo fanno sì che, dopo aver ascoltato i brani d’apertura, Alive e Bird Set Free, risulta già difficile immaginare che possa interpretarli qualcuno che non sia lei. Perché è con lei che funzionano. Quindi, tanto peggio per gli altri.
Come al solito, esistono le eccezioni, e così canzoni complessivamente buone – tipo Footprints – danno l’impressione che avrebbero comunque dato un risultato diverso nelle mani di qualcun altro. Come se non ci mettesse l’anima, non so se mi spiego. Ad ogni modo, viene da pensare che la sua impronta si sarebbe sentita comunque, anche se queste canzoni fossero andate a qualcun altro. This Is Acting sembra l’ideale continuazione di 1000 Forms of Fear, a volte persino troppo. Visti i suoi precedenti, le sue hit scala-classifiche, la sua stessa immagine anticonformista, è naturale aspettarsi, col nuovo album, qualcosa di più di una riproposizione delle atmosfere precedenti.
È uno dei motivi per cui Cheap Thrills ha fatto centro. Al di là del fatto di avere un orecchiabilissimo beat in salsa reggae accompagnato dalle doti vocali di una grande interprete, è anche fresco come non mai. La vitalità che emana da Reaper (scritta in collaborazione con Kanye West), la decisione con cui canta Broken Glass, il vigore che ci mette in Alive come se nessuno potesse fermarla, sono quanto di meglio This Is Acting abbia da offrire, perché confermano il potenziale di Sia come cantante e come autrice.
VOTO: 6.5
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