La tavola Ouija è uno degli oggetti più affascinanti tra tutti quelli che popolano l’immaginario horror e sovrannaturale. Soprattutto, è uno dei più inquietanti, e chi abbia visto L’esorcista o anche la serie tv Streghe non ha bisogno di altre spiegazioni.
È sufficiente questo a farci un film dell’orrore, un semplice oggetto che faccia da perno per tutta la trama? Ovviamente no. Neanche se quella tavola serve da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Nemmeno se il produttore è Michael Bay, e nel cast c’è Lin Shaye, una veterana dei film di paura.
Inutile spendere troppe parole su questo film del 2014, dove si presuppone che l’evocazione di uno spirito maligno possa bastare da sé ad andare avanti per 90 minuti, senza peraltro aggiungere nulla di più rispetto a quanto abbiamo già visto in Insidious e Paranormal Activity, tanto per citare alcuni dei più recenti.
Nemmeno le immancabili porte che si aprono da sole e i fantasmi che urlano a bocca spalancata riescono più a dare qualche brivido, e mentre un gruppo di sconsiderati adolescenti continua a svegliare il can che dorme per chissà quale ragione, cominci a pensare che si meritino tutto quello che gli accade, anche solo per il fatto di aver violato le tre regole (quelle del titolo) “giocando” con la famigerata tavoletta. Specialmente lei, Olivia Cooke, la scream queen per quale dovremmo tifare e che invece non puoi che detestare un pochino per aver trascinato gli amici in un incubo senza senso. E intanto resta sullo sfondo la trama secondaria, quella di un omicidio in famiglia e di un cadavere scomparso, che avrebbe dovuto essere invece la parte di maggior risalto della storia.
Alla fin fine, da Ouija si possono imparare comunque due cose: che i morti vanno lasciati in pace, e che non vale la pena guardarlo.
VOTO: 2
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