Chi ha paura del corpo delle donne?

Questa settimana ho assistito ad alcuni dibattiti che mi hanno colpito, perché mi pare che girino tutti attorno allo stesso punto. Due sono quelli pubblici, mediatici e salottieri, circa l’omicidio di Carol Maltesi e la presunta relazione tra una preside di una scuola superiore e un suo alunno. Su questi passerò oltre senza aggiungere altro, ché tanto chiunque saprà di cosa sto parlando.

Il terzo, invece, mi è capitato di ascoltarlo un po’ per caso e un po’ di nascosto, mentr’ero a lavoro. Stavo sostando in un corridoio, quando da una stanza, oltre la porta socchiusa, sento provenire una conversazione a tre o quattro voci, tutte al femminile, in cui si parlava di cosplay e di cosplayer. Precisamente, di cosplayer donne. I partecipanti alla discussione erano tutti concordi sul fatto che le ragazze che partecipano ai cosplay – la pratica per cui ci traveste da un personaggio dell’immaginazione e ci si ritrova in appositi raduni – siano tutte zoccole. E ho citato testualmente.

Il fatto è che, da quanto ho potuto ascoltare, mentre i maschietti lo fanno per soddisfare una propria passione, le donne invece lo facciano soltanto per mettersi in mostra. Per scoprirsi e farsi ammirare. E questo sarebbe un male.

Ora, per chi si stesse chiedendo che cosa c’entri tutto questo con Carol Maltesi e con la preside, arrivo al sodo. Da più parti ho letto e sentito, sui social, in tv e di persona, commenti che non erano riferiti al fatto in sé, per esempio all’efferatezza dell’omicidio della venticinquenne o all’inopportunità di una relazione tra un liceale e una persona preposta alla sua educazione.

Ho sentito commenti che giudicavano Carol per il fatto di lavorare nell’hard (o nel porno, non so come si dica), come se questa fosse di per sé una colpa, come se se la fosse andata a cercare. E commenti sulla preside che alla sua età non dovrebbe avere appetiti sessuali, perché a quasi cinquant’anni è già vecchia. Non si tratta di desiderio sessuale verso un giovane, o giovanissimo, ma proprio di desiderio in toto. Una donna della sua età che possa anche solo pensare certe cose genera disapprovazione.

È qui che mi è tornata in mente la questione delle cosplayer. Delle ragazze che si travestono e si mettono in mostra perché sono zoccole. Gli uomini no, gli uomini anche quando mostrano il petto e i muscoli tutt’al più sono virili. Le donne invece sono puttane. Perché se una donna esibisce il proprio corpo, indossa vestiti succinti e rivela la sua sensualità, finisce sempre con l’essere una poco di buono.

Così, se una donna lavora nell’industria hard dimostrando consapevolezza e sicurezza del proprio corpo, oppure se manifesta impulsi sessuali appartenenti anche all’uomo, è immediatamente marchiata con la lettere scarlatta. Se le accade qualcosa, è colpa sua.

C’è qualcosa nella sessualità e nel corpo delle donne che non è solo oggetto di derisione e di spettacolarizzazione, ma è anche causa di fastidio. Specialmente nelle altre donne. In quelle, cioè, che più di altre dovrebbero difenderle, reclamarne la libertà a fare ciò che si vuole del proprio corpo, che sia nasconderlo o esibirlo. A fare sesso e a farselo pure piacere. Perché quella libertà è anche la loro.

Suo suo profilo Instagram, Carol Maltesi aveva pubblicato un video nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, in cui tra le altre cose aveva detto: «Quello che mi è venuto in mente è che manca rispetto fra noi donne. Penso che per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci».

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